Driiinn! La sveglia suona alle 7,30: siamo un pò assonnati ma ci alziamo subito, ci dirigiamo in cucina per una bella colazione in cui cerchiamo di finire i vari biscotti/cioccolato/latte ecc. e poi raduniamo le borse (non sono poche!) da portare con noi. Dopo aver sacellizzato i rispettivi vampiri (come farà Bitefight senza di noi?) e buttato la spazzatura, chiudiamo tutto e scendiamo nel box. In qualche modo riusciamo a far stare le borse in macchina, e alle 9,08 partiamo con Roby alla guida: il sole è bello, speriamo di non avere troppo caldo ... L'A4 (dopo una tangenziale bella libera) ci sembra subito molto affollata, per fortuna il traffico è scorrevole, a parte qualche rallentamento ogni tanto e i soliti urlucchi (dev'esserci la minima quantità garantita ... ). Verso la zona di Bergamo e Brescia il cielo è un pò più nuvoloso, ma giunti in vista del Garda il tempo torna bello. A Peschiera prendiamo la superstrada per Affi (che troviamo notevolmente migliorata rispetto all'ultima volta), e a Lazise ci fermiamo per una "sosta tecnica". La Fra prende il volante, e si riparte: imbocchiamo il Brennero e qui comincia una nutrita serie di rallentamenti - per fortuna il cartello all'imbocco dell'A22 li annunciava fino a Trento, e francamente ce li aspettavamo; con il sole che picchia non è il massimo, ma almeno l'aria condizionata aiuta ... e ci godiamo il paesaggio! Passata Trento pian piano la situazione migliora, e poco dopo l'una usciamo a Bolzano sud dove imbocchiamo la superstrada per Merano: wow, qui il limite di velocità è addirittura 110 km/h! Prendiamo la statale dello Stelvio e ci fermiamo a Fortezza per il pranzo: lo stabilimento della Forst ha un fantastico biergarten, pieno di motociclisti che di più non si può, ma troviamo posto lo stess è anche l'ora del Gran Premio di Assen, che ci godiamo sul megaschermo intanto che Roby pasteggia con patatine stinco e birra, e la Fra - più morigerata - con crauti cotti ed acqua. Valentino Rossi fa una gara spettacolare (ad ogni sorpasso un boato di applausi da parte dei centauri non manca mai!) e vince, alle 15,15 ci rimettiamo in marcia e giungiamo a Silandro alle 15,40. Troviamo subito il Garni Claudia e prendiamo possesso della nostra camera, con vista sulla montagna e sui masi: disfati i bagagli, però, ci accorgiamo che abbiamo bellamente dimenticato a casa scarponi e bastoncini ... Ops, e adesso come facciamo per il trekking di domani??? Per fortuna la nostra padrona di casa ci rassicura, la gita si può affrontare anche con le scarpe da ginnastica, la salita non è di quelle particolarmente impegnative, compreremo poi gli scarponi lunedì perchè oggi i negozi sono chiusi. Facciamo un giretto in paese e troviamo anche una Lidl in cui compriamo le provviste per domani (Messner e gli yak ci aspettano ... ). La Fra non è molto in forma, per cena si va all'Hotel Maria Theresia dove ci facciamo portare le pappardelle ai funghi (Rob) e il risotto d'orzo con i porcini (Fra), poi caffè e si torna a casa, abbastanza stanchi ... notte!
Sveglia alle 7,00 ... la Fra per la verità ha dormito poco e male, e proprio non sta bene. Facciamo colazione e poi, dopo aver consultato il medico di guardia, decidiamo di andare al pronto soccorso dell'ospedale di Silandro (Krankenhaus per gli amici): per fortuna il dottore dopo la visita dice che non è nulla di grave, e basteranno un pò di riposo e le medicine che andiamo subito a comprare nella farmacia di turno (a Laces, dove ci capita anche di incrociare il corteo folkloristico che è veramente bello). Tornati al nostro garni, pranziamo con le provviste prese ieri e poi riposiamo un pò: Rob va a fare un giro in paese mentre la Fra pisola, poi torna in tempo per vedere il GP di Magny Cours (vince Rinkkonen ... pardon, Raikkonen, davanti a Massa e Hamilton, e Astronzo è solo settimo, hi hi hi!). Decidiamo di uscire a fare due passi: andiamo a vedere la caserma di Rob (purtroppo in disuso) e a lui viene la nostalgia al ricordo dei tempi del servizio militare. Lì vicino c'è la stazioncina della ferrovia Merano-Malles, nel bar ci concediamo una pausa a base di caffè d'orzo per la Fra, e gelato al cioccolato per Rob, poi facciamo una bella passeggiata di un'oretta spingendoci fino a Corces. Rientrati al garni, un altro pò di riposo per la Fra e ulteriore giretto di Rob: a cena si va allo Schwarzer Adler, la Fra prova il carpaccio di cervo e Rob le tagliatelle al ragù di cervo (ottimi entrambi), poi si passa al dolce, di lamponi per la Fra mentre Rob si fa tentare da una bella Sachertorte ... gnam! Dopo cena, doccia e tanta nanna ... notte!!!
Dopo una bella notte di sonno, sveglia alle 7,30: il tempo è decisamente nuvoloso (stanotte ha piovuto), e dopo una buona colazione decidiamo di andare a visitare Glorenza perchè non è il caso di avventurarsi per rifugi di montagna. Ci mettiamo in marcia alle 9,15, per strada cominciamo a trovare un pò di pioggia ma, una volta giunti a Glorenza - dopo una sosta ad Ovis a vedere la vecchia polveriera del servizio militare di Rob - il cielo è solo nuvoloso: meglio così! Ci addentriamo nella città vecchia all'interno delle mura, è proprio bella: riusciamo anche a salire per un breve tratto sul camminamento coperto in legno costruito in cima alle mura, purtroppo visto il tempo il panorama è quello che è ... Vorremmo visitare la chiesa fuori dalle mura (sulla strada per la Svizzera) ma è chiusa, peccato. Dove si va adesso? A Sluderno c'è Castel Coira che è abbastanza carino, lo raggiungiamo per visitarlo ma è lunedì e lo troviamo chiuso (uffa!): l'unica cosa che possiamo fare è il giro intorno alle mura del castello, nel frattempo si è anche rimesso a piovere ... Grrrr! Pranziamo seduti in macchina con i nostri sandwich, ci piacerebbe prendere un caffè ma il chiosco del castello ... indovinate un po'? E' chiuso! Non sapendo bene cosa fare puntiamo su Malles: sembra che spiova, proviamo a fare un giro in centro anche se è un po' un mortorio, e visitiamo la chiesa e le rovine del castello (è rimasta solo una torre ... ), poi ci rintaniamo in un bar per una bella tazza di tè caldo. Strano ma vero, ha ricominciato a piovere. Ripartiamo alla volta di Burgusio: c'è un monastero molto bello visto da fuori, ma Rob (che lo ha già visto) sconsiglia la visita dell'interno. Poco sotto, si trova un castello (Castel Principe, Furstenburg per gli amici): proviamo ad entrare, cosa non facilissima perch´ fuori ci sono camion e lavori in corso, più un bel po' di fango, ma come Dio vuole guadagnamo l'ingresso. Anche se c'è scritto "Nessuna visita" (strano, perch´ le informazioni che abbiamo stampato dicono che di lunedì e giovedì si può visitare, nonostante ora sia adibito a scuola alberghiera) riusciamo ad ammirare l'interno del cortile, che ha degli affreschi stupendi e una bella vista sulla torre. L'unica cosa che stona sono le aggiunte in vetro e metallo in puro stile 21° secolo ... mah! Visto che non vuole saperne di smettere di piovere e siamo già nei paraggi, ci spingiamo fino al lago di Resia per vedere il famoso campanile che spunta dalle acque: diluvia e fa un freddo cane (9°), dopo le foto di rito ce ne torniamo a casa belli infreddoliti ... Un po' di caldo ci ritempra e la sera spunta perfino il sole: l'idea è di cenare da " Sonneck" ad Allitz (sopra Lasa), ma arrivati là dopo una salita impervia scopriamo che è chiuso fino al 15 luglio ... sigh! Puntiamo allora verso Silandro e la " Goldene Rose", dove ci concediamo una bella cena: risotto ai finferli per la Fra e canederli misti per Rob, più una bella fetta di strudel con la cremina alla vaniglia, slurp! Poi casa e nanna, notte!
Sveglia alle 7,30: c'è il sole! Ci lanciamo sulla colazione (oggi torta con marmellata, gnam!) e poi ci prepariamo alla partenza: oggi si va in Val Martello per il primo di, speriamo, tanti trekking. La salita in Val Martello è abbastanza agevole, a parte due o tre serie di tornanti bruttini che però Rob affronta con maestria. Parcheggiamo l'auto e, dopo una singolar tenzone con il parchimetro che non è molto incline a rilasciare lo scontrino, vinciamo noi e piazziamo il "bottino" sul cruscotto. Non fa caldissimo, la Fra si barda come per una spedizione al Polo e, dopo aver inforcato gli scarponi nuovi e preso i bastoncini, alle 10 si parte. Il sentiero è abbastanza carino, con dei pezzi pianeggianti che compensano le salite, e in un'oretta scarsa (comprese le soste per le foto a fiori e paesaggio) siamo al Rifugio Nino Corsi a m.2264: proseguiamo dritti verso il Rifugio Martello, che vediamo lassù in alto ... Dopo una prima salita raggiungiamo una specie di diga e costeggiamo il torrente che scende dal ghiacciaio, poi comincia la salita "vera", che è decisamente impegnativa (sentiero stretto sassoso, tortuoso e ripido) ma alle 12,15 siamo al rifugio. Pranziamo fuori, ben coperti perch´ il sole nel frattempo è andato via e fa freddo, e poi ci rintaniamo dentro per una bella tazza di cioccolata che ci scalda: compriamo le spille del rifugio e la maglietta per la Fra, poi scendiamo. C'è un vento gelido che ci accompagna per un bel pezzo, ogni tanto qualche goccia di pioggia si fa sentire ma scendiamo senza problemi: infatti è solo quando arriviamo al parcheggio che si mette a piovere, ma per strada torna il sole. Dopo una bella doccia e una puntata alla Lidl per le provviste, ceniamo al Bierkeller di Laces: Rob si mangia uno stinco grosso così, la Fra va a canederli (uno!) in brodo e per entrambi patate al rosmarino e uno strudel in condivisione, ancora più buono di quello di ieri. Si torna a casa e poi nanna!
Sveglia alle 7,30, sole ma anche un pò di fresco: dopo la nostra bella colazione partiamo diretti in Val di Fosse (Pfossental), per arrivarci dobbiamo imboccare la Val Senales e scopriamo così che, da quando Rob era stato qui l'ultima volta, la strada è stata molto migliorata, nuovi tunnel sostituiscono i pezzi più stretti e tortuosi. Arrivati al bivio della Val di Fosse, la strada che prendiamo fa veramente spavento, con pendenze al 20% e stretta che di più non si può: oltretutto ci sono un sacco di nuvole basse che danno al posto un'aria spettrale, ci chiediamo se riusciremo a vedere qualcosa ... mah! Finalmente arriviamo e parcheggiamo, fa veramente freddo e la Fra si mette il secondo pile e il k-way per proteggersi dal gelo: paghiamo il parcheggio (che comprende anche un buono per una bevanda presso il maso lì accanto) e partiamo imboccando una stradina bella ripida fiancheggiata dal torrente. Poco per volta la valle si apre e la strada si spiana, sul sentiero incontriamo le mucche e facciamo foto ai fiori (c'è anche una stella alpina), al paesaggio, alle cime innevate ... il sole c'è e non c'è, quando si copre spira un vento veramente gelido. Giungiamo al primo dei masi che incontreremo, Mitterkaser, e dopo un po' superiamo anche il secondo (Rableid): il cielo si fa nuvoloso ed inizia a cadere una pioggerella sottile ... Troviamo un recinto a lato della strada con dei bellissimi cavalli, dopo poco per fortuna si arriva al maso Eishof perch´ piove sempre di più. Ci sediamo nella stube con l'idea di prendere solo un tè caldo, ma poi il menù ci tenta e ci facciamo portare un tagliere di salumi (speck, kaminwurz), pane e formaggio ... buonissimo! Nel frattempo è rispuntato il sole e ci rimettiamo in marcia per scendere: la Fra soffre per il mal di piedi causato dagli scarponi, per cui la discesa è più lenta; anche stavolta il sole va e viene, quando sparisce è sostituito dalla bora ... brrr! Al parcheggio la Fra toglie gli scarponi e risorge, facciamo una sosta al maso (tè freddo per Rob e caffè per la Fra) e poi si riparte, direzione lago di Vernago: vorremmo fare il giro del lago a piedi, come consigliava Claudia, ma giunti al di là della diga che lo delimita scopriamo che: 1) c'è un sentiero stretto e ripido e noi ci siamo già rimessi le scarpe da tennis, 2) il cielo si è rannuvolato, c'è un ventaccio e piove. Ci accontentiamo di passeggiare un po' sul sentiero dell'altra riva, poi la Fra prende il volante e si va a Maso Corto (Kurthaus) in fondo alla valle. Qui se possibile il tempo è ancora peggiore, la stazione a valle della funivia segna 3° (siamo a 2000 m.) e -3° in quota, con vento a 90 km/h ... uhm, ecco perch´ sta piovendo ghiaccio! Urge un caffè che ci concediamo al volo, poi ripartiamo e torniamo a casa. Doccia taumaturgica e poi ceniamo alla Goldene Rose: la Fra va a canederlo in brodo (sempre uno!!!), Rob invece si mangia le pappardelle ai finferli e panna ... e poi strudel per Rob mentre la Fra mangia il buchtel (un bombolone al forno con ripieno di marmellata di albicocche, accompagnato da salsa calda alla vaniglia). Passiamo dal padiglione musicale dove la banda di Coldrano-Morter sta esibendosi: suonano "Don't cry for me Argentina", una polca e un altro pezzo finale, sono veramente bravi e dopo averli applauditi torniamo a casa per la nanna.
Sveglia alle 7,30, il tempo sembra bello: colazione e poi ci mettiamo in viaggio per la Val di Mazia perch´ vogliamo andare al Rifugio Oberettes. Per strada il tempo si fa sempre più nuvoloso: a Tarces prendiamo la strada della valle, che inizialmente è bella, a Matsch è già stretta e in più ci tocca la deviazione sull'unica altra strada del paese ... come Dio vuole, ne usciamo e risaliamo fino al maso Glieshof dove bisogna lasciare l'auto. Nel frattempo si è messo a piovere, scesi dall'auto scopriamo che fa un freddo becco (il termometro segna 9 gradi ma è molto ottimista): da qui ci sarebbero 800 metri di dislivello fino al rifugio che è a 2670, sospettiamo che - se qui già scende nevischio - più su sia molto peggio, e rinunciamo. Torniamo a Silandro e rimettiamo la macchina al garni, che si fa? Ci viene in mente un'alttra escursione suggerita sia da Claudia che dal libro dei masi che ci ha regalato Cy: inforcati gli scarponi ci rechiamo in stazione e prendiamo il treno per Merano scendendo a Laces, da dove andiamo a piedi alla stazione della funivia per San Martino in Monte (Sankt Martin im Kofel) e saliamo a quota 1600 m circa. Da qui si va a piedi al maso Egghof seguendo una strada quasi tutta asfaltata: il tempo è tornato infame (piove), e ci fermiamo nel maso per un caffè e un cappuccino. La stube è piena di gitanti che erano saliti con noi bardati in stile spedizione artica e che stanno affrontando con sprezzo del pericolo dei ferocissimi canederli con il bollito misto ... proprio un bel gesto atletico, non c'è che dire ... Ripartiamo e, passati oltre il maso di Forra, la strada diventa un sentierino posizionato simpaticamente sull'orlo del dirupo ... la valle sembra tanto lontana! Dopo un po' troviamo una panchina di legno al bordo del sentiero, e pranziamo con panino e barrette: ci rimettiamo in marcia e arriviamo, sempre in costa e con un po' di saliscendi, alle rovine prima del maso di Laggar e poi di quello di Zuckbichl ... non si sa perch´ ma più il percorso è esposto e più arrivano raffiche di vento gelido: fa tanto "legge di Murphy". Ad un certo punto il sentiero scende, valica un torrentello con cascata e risale un bel po' ... dopo qualche tempo usciamo dal bosco e finiamo su una mulattiera in discesa che, ad un certo punto, ci fa passare dal maso di Patsch, abbandonato ma non distrutto. La mulattiera si congiunge con una strada asfaltata che discendiamo per un po', poi troviamo un bivio per il castello di Silandro e imbocchiamo il nuovo sentiero: è molto ripido e stretto, la Fra arranca per il mal di piedi ma - finalmente - arriviamo al castello. Vorremmo cambiare sentiero, perch´ la strada del castello è sì asfaltata, ma ci farebbe fare una lunga deviazione, e il sentiero principale non sembra granchè: seguendo la freccia che indica uno dei Waal (i sentieri che costeggiano i canali di irrigazione e dovrebbero essere più praticabili) entriamo nel maso di fianco al castello, dove troviamo un cane affettuosissimo e un micio coccolone, ma niente Waal ... sigh! Ci tocca prendere quello già adocchiato, ripido pietroso e scosceso, che passa sulla rupe sotto il castello: i piedi della Fra, martoriati dagli scarponi, cantano il De profundis ma non c'è alternativa visibile ... Proprio per le scarse performance podistiche della Fra ci mettiamo il doppio del tempo a scendere, ma finalmente arriviamo a valle, siamo a Silandro! Sosta di Roby alla Lidl e riguadagnamo il garni, la Fra finalmente toglie gli scarponi ululando felice: segue doccia, ci brasiamo aspettando le previsioni meteo in TV e poi - rigorosamente in macchina - si va a cena al Maria Theresia. La Fra riprende il risotto d'orzo, Roby i canederli con i finferli e ci concediamo un bel tiramisù e il caffè. Torniamo a casa per tanta tanta nanna.
Sveglia alle 7,30 decisamente stanchi, oggi ci vuole un giorno di riposo! Dopo colazione prendiamo la macchina e torniamo a Sluderno per rivedere Castel Coira: oggi è aperto, e partecipiamo al giro guidato delle 10,00. Nel castello non si possono fare foto n´ filmare (peccato!), ma è comunque molto dello e valeva proprio la pena di ritornare a visitarlo. Ripartiamo in direzione Malles sotto un cielo sempre nuvoloso, e a Tarces adocchiamo una chiesetta su una collina a lato della strada: ci inerpichiamo su per il sentiero solo per scoprire che è chiusa e si può vedere solo di martedì con la gita organizzata (uffa). Di nuovo in macchina arriviamo a Resia (il paese in fondo al lago) e parcheggiamo ... nei pressi del cimitero per la gioia di Roby: è quasi ora di pranzo, passeggiamo un po' - tutti i negozi sono chiusi per la pausa di mezzogiorno - e poi ci avviamo sulla pista pedonal-ciclabile in riva al lago. Trovati dei tavolini, facciamo picnic e poi andiamo verso il campanile nel lago: è a circa 2,5 km ma a noi non spiace camminare. Purtroppo sulla pista poco prima del campanile ci sono lavori di rifacimento in corso, con tanto di operai e ruspe, e per fare la foto al campanile dobbiamo sfruttare lo zoom della fotocamera ma riusciamo nel nostro intento. Tornati indietro, ci fermiamo prima a prendere un caffè in un bar: cercare di far capire che vogliamo un caffè d'orzo è un'impresa titanica e alla fine ripieghiamo sull'Hag ... Poco più avanti c'è un negozio di abbigliamento e souvenir, compriamo una camicia blu a quadretti da vedo montanaro per Roby, dei calzettoni da trekking per la Fra e un ricamo con stelle alpine da appendere al vetro per casa. Riprendiamo la macchina e la prossima tappa è Solda, sulla strada per lo Stelvio (con deviazione a Gornago): la strada per arrivarci è decisamente impervia e bruttina, ma giunti a destinazione il posto ci piace molto. Riusciamo ad individuare le stazioni a monte e a valle della funivia, e il rifugio Città di Milano: si vede anche la strada che avremmo dovuto fare con gli yak di Messner, non sembra così terribile ... sarà per la prossima volta! Lì vicino c'è un campo di minigolf, non resistiamo alla tentazione di fare una partita (stravinta da Roby 80-99!): è ora di rientrare, ci mettiamo anche in caccia di canederli da portare a casa, e a Prato allo Stelvio finalmente li troviamo. Arrivati a Silandro, ci cambiamo per la cena e usciamo, stasera Schwarzer Adler: la Fra prova le tagliatelle con ragù di cervo, Roby il tris di canederli e poi entrambi un bel fettone di strudel. Nella zona pedonale c'è gente che suona e delle bancarelle con in vendita un po' di tutto, facciamo un giro e poi torniamo al nostro garni per doccia e nanna.
Sveglia alle 7,30, c'è un bel sole (ma durerà?). Colazione, in cui conosciamo dei signori triestini molto simpatici, e poi si parte: oggi la destinazione è la Vallunga, con obiettivo il Rifugio Pio XI alla Palla Bianca (Weisskugelhutte per gli amici). La Fra guida nel viaggio di andata, tra un porcone e l'altro quando incontra i ciclisti o i trattori che portano il fieno ... Arriviamo a Melag e il cielo non è poi così splendido, ma ci mettiamo in marcia lo stesso alle 10,05. Per salire possiamo prendere il sentiero oppure l'Alta Via, ma per arrivare a quest'ultima bisogna inerpicarsi per 450 m di dislivello su un sentiero veramente ripido e brutto, e decidiamo di non rischiare l'osso del collo. Dopo un percorso sul fondovalle il sentiero comincia a salire decisamente, si fa fatica ma teniamo duro ... infatti circa 400 m più in alto migliora un pochino. Finalmente si vede il rifugio, lo raggiungiamo alle 12,05: non male, ci abbiamo messo due ore contro le 2h 20' segnalate dai cartelli! Ci accampiamo fuori per mangiare e, miracolo! spunta il sole. La giornata diventa improvvisamente molto più luminosa e bella, era ora! Alle 13,35 ci rimettiamo in marcia e scendiamo, in due ore e qualche minuto siamo di nuovo al parcheggio: visto che fa caldo ci concediamo un gelato e poi ripartiamo. Arrivati al Lago di Resia vediamo che oggi ha un colore stupendo, ci accorgiamo anche che finalmente si vede il gruppo dell'Ortles senza nuvole: sostiamo quindi alla diga e facciamo un po' di foto e di filmino. Tornati al garni, doccia e poi Roby va a fare la spesa: la sera ci concediamo l'ultima cena altoatesina alla Goldene Rose, la Fra si lancia sulle tagliatelle speck/porri/cubetti di pomodoro, mentre Roby prova il risotto con i finferli e - per dessert - due belle fettone di strudel con la salsa alla vaniglia ... gnam! Si torna al garni a preparare le valigie, e poi tanta nanna!
Sveglia coccolosa alle 7.30, finiamo di mettere via la roba e poi super colazione con la crostata fatta in casa (buonissima!), brioche e pane con il miele per la Fra, Roby cappuccino. Salutiamo la signora Claudia e saldiamo il conto, poi una volta messi i bagagli in macchina (sembriamo due profughi) mettiamo in moto Vespuccia e puntiamo sullo Stelvio con un bel sole e il cielo azzurro. Giunti ai primissimi tornanti (aiuto, in tutto sono 48!) cominciamo a trovare i primi ciclisti, e non è una bella cosa perch´ la strada è brutta e stretta, e alcuni di loro fanno veramente di tutto per intralciarci. Ci fermiamo al tornante 46 per fare la foto al ghiacciaio dell'Ortles e alla casa natale di Gustavo Thoeni, poi ripartiamo: Roby è provato dalla salita, e sostiamo all'hotel Frankenhaus (tornante 22) per un bel caffè corroborante e già che ci siamo diamo un'occhiata dal basso ai tornanti rimanenti, sono veramente impressionanti, ma pensiamo di aver passato quelli più ostici. In effetti la salita ora va meglio, arrivati in cima facciamo un po' di foto e poi la nostra attenzione viene attirata da una specie di castelletto poco più in su: ci dicono che è il rifugio Garibaldi, come resistere? Saliamo fino in cima (quota 2845) e scopriamo che siamo nei pezzi del Pizzo delle Tre Lingue, che è stato sulla linea del fronte italo-austriaco (ma sono stati in pericolo anche gli svizzeri) nella Prima Guerra Mondiale: di qui parte anche il sentiero del Goldseeweg, che arriva in discesa fino al rifugio Forcola (ce ne ha parlato Claudia, è un bel giro ma per stavolta non riusciamo a farlo). Ripartiti dal passo dello Stelvio in direzione Bormio, troviamo decisamente più confortevole il lato valtellinese, i tornanti sono più larghi e meglio tracciati: in prossimità della II° cantoniera dello Stelvio troviamo un'area picnic e ci fermiamo per il pranzo, prendendo anche un po' di sole. La discesa fino a Bormio presenta anche dei punti bruttini, ci sono una serie di gallerie che sono strette, non illuminate e in curva: per fortuna arriviamo giù sani e salvi e, a Bagni di Bormio, troviamo la deviazione per Livigno e la prendiamo. Dopo un po' arriviamo a San Carlo di Semogo e al nostro Meublè Rosalpina: la nostra stanza è bella, disfiamo i bagagli e poi ci riposiamo guardando il Gran Premio di Silverstone, dove Raikkonen vince davanti ad Alonso ed Hamilton; guardiamo ancora un po' la TV e poi usciamo a vedere il paese. Per vedere Semogo dobbiamo prendere l'auto perch´ qui sulla statale non c'è il marciapiede, una volta parcheggiato la visita richiede esattamente 5 minuti (è piccolissimo) e decidiamo di scendere ad Isolaccia Downtown. Troviamo posto in centro e facciamo una bella passeggiata lungo il fiume, si è fatta ora di cena e cerchiamo un posto per mangiare: il primo ristorante che scoviamo non ha dei piatti tipici (l'amatriciana non ci pare molto valtellinese ... ), vediamo l'insegna di un altro ristorante con pizzeria e ci dirigiamo lì. Ci dicono che al momento non è ancora aperto e di ripassare dopo mezz'ora, così facciamo un altro giretto: una volta tornati, scopriamo che il menù è fisso e a prima vista non troppo entusiasmante, ma ormai siamo lì e un po' delusi ci fermiamo ... La cena si rivela in realtà abbastanza buona: gnocchi di semolino, costine di maiale cotte su pietra ollare, crocchettona di purè di patate con prosciutto e macedonia come dessert. Belli rimpinzati, torniamo a casa per una bella doccia e nanna.
Sveglia alle 7.30, scopriamo che piove e che ci sono nuvole basse a coprire la vista della valle: ma riusciremo a fare la camminata che abbiamo programmato? Boh! A colazione la signora del meublè ci dice che stanotte c'è stato un temporale, con tanto di tuoni che non abbiamo minimamente sentito perch´ dormivamo come sassi ... Chiediamo un po' di informazioni sui possibili percorsi che potremmo fare con questo tempo, poi - visto che sembra migliorare - decidiamo di fare l'escursione in Val Zebrù. Prima di partire facciamo una scappata al negozio di alimentari lì vicino e compriamo bresaola e yogurt per Roby (con tanto di cucchiaini di plastica). Poi saliamo in macchina e via, alla volta di Bormio. Dopo non molto incontriamo sulla nostra strada un ingombrante trasporto eccezionale che speriamo prenda una strada diversa dalla nostra, invece con nostro dispiacere gira anche lui per la Valfurva ... uffa! Per fortuna dopo un po' ce ne liberiamo, e ci dirigiamo verso la Val Zebrù con strada che si inerpica su per la montagna: giunti a Niblogo dobbiamo per forza parcheggiare, ci copriamo ben perch´ fa freddo e alle 10.30 ci mettiamo in marcia. Ad un certo punto troviamo quello che ci sembra un bivio, guardando la cartina pensiamo di aver trovato la strada giusta ma, saliti ad un alpeggio poco sopra (strada ripida e faticosa) scopriamo di aver sbagliato. Torniamo indietro e scoviamo il percorso corretto, era nascosto da una roccia quando siamo arrivati prima ... Si sale piano costeggiando il torrente, ogni tanto si mette a piovere ma poi il vento si alza e sembra che il cielo si schiarisca. Giungiamo ad un primo punto di ristoro e lo oltrepassiamo, poi troviamo man mano i punti di riferimento segnati sulla mappa e, alle 12.30, finalmente arriviamo alla nostra meta: il Rifugio Campo, a 2000 metri. Fuori dal rifugio c'è una cagnolina dolcissima che ci fa tante feste e si fa coccolare tantissimo, non ci lascia più! Ci alleggeriamo un pochino e la Fra cambia il pile, e mangiamo ciascuno un mezzo panino con bresaola e sottilette, poi entriamo nel rifugio per un'ottima fetta di crostata con mirtilli e un bel caffè. Si sono fatte le 13.45, ci copriamo per bene di nuovo e ripartiamo: dopo nemmeno cinque minuti si mette a piovere, proviamo a resistere con il K-way ma è la pioggia è troppo forte e ci infiliamo al volo le mantelle. Meno male! Per due ore scendiamo mentre infuria un temporale che ci lava completamente: giunti a destinazione, avvisiamo le persone dell'azienda turistica del grosso masso che abbiamo dovuto aggirare durante la discesa e che blocca la strada ai veicoli, e ci ringraziano per l'avvertimento. Siamo veramente zuppi: ci togliamo mantelle e k-way, gli scarponi e la parte bassa dei pantaloni, poi ci rifugiamo in macchina infreddoliti più che mai. Tornati in albergo, ci concediamo una bella doccia calda per riscaldarci e poi riposiamo un po' per la fatica dell'escursione. Dove si può andare a cena? Vorremmo cercare un posto carino a Bormio, ma ci sono sei gradi e diluvia! La signora del meublè ci consiglia due o tre posti ad Isolaccia e dintorni, decidiamo di provare il Rosengarden: è un residence, ma ha anche il ristorante e la pizzeria. Ci troviamo molto bene, ci gustiamo un buonissimo tris pizzoccheri/manfregoli/malfatti e la torta di mirtilli ... sempre sotto la pioggia, ma belli satolli, torniamo a casa per una salutare nanna.
Sveglia alle 7.30 e ci si alza con comodo (per la verità la Fra dalle 3.45 non è più riuscita a dormire bene ed è un po' rintronata ... ): la giornata è soleggiata, scopriamo con sorpresa che le montagne sono tutte bianche perch´ stanotte in quota ha nevicato! Facciamo una bella colazione e poi ci dirigiamo verso Livigno, fermandoci ad Arnoga dove c'è il parcheggio per la Val Viola: mettiamo gli scarponi e ci copriamo bene perch´ ci sono sei o sette gradi al massimo, poi partiamo a spron battuto. Dopo un po' troviamo le mucche al pascolo che affollano il sentiero, evitare sia loro che i loro ... prodotti è impegnativo! Al bivio per la Val Dosdè vediamo che il rifugio "Federico Valgoi al Dosdè" è aperto e abbastanza vicino, e scendiamo per raggiungerlo: ci prendiamo un caffè, poi la signora del rifugio ci indica un sentiero per raggiungere la Val Viola senza rifare la strada già percorsa. Imbocchiamo il sentiero e ci piace tanto, è ben tracciato e ci fa passare vicino al torrente Viola e ai laghetti: vediamo anche una marmotta, ma non riusciamo a farle la foto perch´ è più veloce di noi e si rintana tra le rocce ... peccato! Intanto ci godiamo il panorama, abbiamo un po' di neve sul sentiero e le montagne tutte intorno a noi sono bianche: alla fine, sbucando da un rilievo, vediamo il rifugio Viola un po' più in là e lo raggiungiamo senza fatica. Ci facciamo un bel panino e una barretta al cocco, seduti su una panchina al sole, poi entriamo e ci prendiamo una fetta di torta di grano saraceno e il caffè. Il rifugio è proprio vicinissimo alla Svizzera, se salissimo ancora di 200 metri sconfineremmo, ma il cielo si sta rannuvolando un pochino con vento freddo e decidiamo di non avventurarci fin lì. Riprendiamo invece la via del ritorno, e in un'ora e tre quarti siamo di nuovo al parcheggio: nel frattempo molta della neve alle quote più basse si è sciolta ... Tornati al nostro albergo, prima di entrare facciamo amicizia con i gatti della villetta di fianco: uno addirittura assaggia la nostra bresaola e poi, golosastro, azzanna la Fra e le sale sul marsupio in cerca di altro cibo! Dopo di che, doccia rilassante e studiamo la cartina per decidere dove andare domani: ci ispira il rifugio Pizzini-Frattola se ci sarà bel tempo, altrimenti ci dirigeremo al Branca che è più vicino. A cena torniamo al Rosengarden, la nostra idea è assaggiare il risotto con bitto e bresaola: la scelta si rivela ottima! Bissiamo la torta di mirtilli, e poi a casa per la nanna.
Oggi seconda sveglia alle 7,30 (dopo la prima alle 2,00 per la sete): il tempo è un po' incerto, dopo colazione facciamo una sosta a comprare il formaggio al negozio di alimentari, e poi via verso S. Caterina Valfurva. Il viaggio non è privo di avventure ... giunti sulla strada che da Bormio sale a S. Caterina, incontriamo una mandria di mucche e vitelli che, sospinti dai pastori non senza difficoltà (si fermerebbero a brucare ogni ciuffo d'erba che trovano) trotterellano pigramente sull'asfalto, con noi dietro alla velocità iperbolica di 10 km all'ora. Per fortuna, dopo 5 km percorsi rigorosamente in prima e il motore che ulula, i pastori le indirizzano in un prato e possiamo proseguire verso il Rifugio Forni, punto di partenza per l'escursione al Rifugio Branca e al Rifugio Pizzini-Frattola che vorremmo fare: questo, però, si traduce in uno scomodo inerpicarsi su per una strada stretta, un po' sconnessa e soprattutto ripida e tortuosa (qualche volta riusciamo perfino a mettere la seconda, per la gioia dell'auto); in più, arrivati al parcheggio sotto il rifugio, ci becchiamo un freddo cane e una bella pioggia di ghiaccio misto a neve e, guardando i nuvolosi che ci sovrastano, la domanda sorge spontanea: "Ma chi ce lo fa fare?". Riprendiamo quindi la via della discesa e ... toh! Ritroviamo la mandria di mucche di prima (naaaaa), per fortuna la sorpassiamo molto più in fretta della volta precedente perch´ procedono in direzione contraria alla nostra. La beffa è che 200 metri più in basso di dove siamo partiti c'è il sole! Va bè, abbiamo capito che le valli secondarie della Valfurva proprio non ci vogliono ... Ci fermiamo a S. Caterina per un giretto e compriamo le cartoline, poi decidiamo - visto che non siamo riusciti ad andare al rifugio - di vedere almeno le Torri di Fraele: ritorniamo quindi a Pedenosso e iniziamo a salire, la strada per fortuna è ben tracciata (anche se con segni di frane) e arriviamo al parcheggio sani e salvi. Dopo aver ammirato ed immortalato le torri, ci dirigiamo a piedi verso i laghi: raggiungiamo dopo poco il Lago delle Scale, sulle cui rive ci sono un po' di pescatori, e ci spingiamo fino a quello di Cancano, molto più esteso e chiuso da una grossa diga. Nel frattempo sono arrivati dei nuvoloni non da poco, spira un vento gelido e comincia a piovere (ma allora ditelo!): ci sarebbe piaciuto arrivare fino al lago di San Giacomo - di cui abbiamo visto sullo sfondo la diga terminale - ma non è proprio possibile proseguire, per cui giriamo i tacchi e torniamo alla macchina. Fa molto freddo e l'idea di pranzare in auto non ci pare il massimo, potremmo rientrare in albergo e mangiare comodamente lì: si riparte e, anche stavolta, durante la discesa spunta un bel sole beffardo ... uffa! Alcuni tornanti più in basso, troviamo a lato della strada un'area picnic: parcheggiamo e pranziamo, ben coperti perch´ c'è sì il sole, ma fa ancora ben freddo; offriamo inoltre un insolito spettacolo alle capre che pascolano nel campo lì vicino ... e le curiose vengono a vederci! Si è fatto pomeriggio, che si fa? Non avendo ancora visitato Bormio pensiamo di farlo ora: lasciata l'auto in un parcheggio coperto ci lanciamo in un giro per le vie della zona pedonale, carine ma piene di negozi dove tutto costa uno sproposito anche se è in saldo. Vediamo, dal punto di arrivo, anche la pista Stelvio che viene usata per la Coppa del Mondo di sci, anche in versione erbosa è impressionante ... Rientrati in albergo ci cambiamo e andiamo a cena al Rosengarden: stavolta tagliatelle alle castagne per Robye pizza per la Fra, seguite dalla mitica torta di mirtilli. Tornati a casa, si va a nanna stanchissimi.
Sveglia! Sono, come sempre, le 7.30 e fuori c'è un sole bellissimo (in effetti, la Fra durante la notte si è alzata per bere e il cielo era già una meraviglia, limpido e pieno di stelle): e se riprovassimo ad andare al Branca? L'idea ci tenta ma, scendendo per la colazione, guardiamo in quella direzione e notiamo una fantozziana nuvolosa proprio sopra la Valfurva: ok, abbiamo capito che non c'è proprio verso! Dopo aver esaminato le cartine per decidere dove andare, ci rendiamo conto che non ci sono rifugi o camminate papabili: puntiamo allora su Livigno, che non è tanto lontana. Superato il Passo del Foscagno scendiamo dal'altra parte, ed arrivati a Livigno parcheggiamo in un parcheggio coperto nuovo di zecca ed ancora parzialmente in costruzione, ma già aperto. Iniziamo un giro per la cittadina: ci sono tanti negozi che vendono veramente di tutto, con prevalenza di profumi, liquori, sigarette e materiale fotografico. Curiosiamo un po' per le vetrine, ci sono molti negozi di abbigliamento che fanno i saldi ma, per la maggior parte, i prezzi sono decisamente molto alti. Qualche acquisto conveniente però riusciamo a farlo, nel frattempo ci siamo messi d'accordo con Michela per trovarci all'Aprica nel pomeriggio: ripartiamo da Livigno poco dopo mezzogiorno, e ci fermiamo a fare il pranzo nell'area picnic dei Laghi di Foscagno, appena al di qua della dogana. Il posto è carino, ma che vento freddo spira! Ci tocca imbacuccarci come Capitan Findus e signora ... Riprendiamo il cammino alla volta dell'Aprica, passata Bormio scopriamo che la strada statale è stata molto migliorata ed è più veloce, ma ci sono anche molte lunghe gallerie (una misura più di 8 km, è veramente da claustrofobia) costruite dopo la frana del 1987 per proteggere la strada. Verso le 14 siamo già a destinazione, restiamo un po' in casa con Michela, Franci e i nonni e poi facciamo una lunga passeggiata con Franci nel passeggino, godendoci finalmente il sole caldo. Ripartiamo dall'Aprica quasi alle sei con la Fra alla guida e, dopo un bel viaggio tranquillo, andiamo direttamente a cena ... indovinate dove? Al Rosengarden, oramai siamo clienti fedeli: ci deliziamo nuovamente con il risotto bitto e bresaola e la torta di mirtilli (più limoncino per Roby) e torniamo a casa per fare le valigie. Compiuta l'impresa titanica di preparare i bagagli, ci rilassiamo guardando Super Quark e poi nanna.
Sveglia alle 7.30, il tempo è bellissimo anche oggi ... ma non poteva migliorare prima e lasciarci fare le escursioni che volevamo? Sigh ... Facciamo colazione, carichiamo l'auto facendo ben due viaggi e poi ci facciamo dare qualche consiglio dalla signora dell'albergo su dove andare a fare gli acquisti di carne e formaggi, ci consiglia decisamente Livigno e dintorni: avevamo già scelto di tornare facendo il giro dalla Svizzera, per cui è la soluzione perfetta. Alle 9.10 partiamo e ri-valichiamo il Passo del Foscagno, poco dopo giungiamo all'Alpe Rocca, dove facciamo una bella scorta di bitto e casera: più avanti, c'è una serie di negozi e in uno di questi ci fermiamo a prendere la bresaola ed altri salumi. Discendiamo poi verso Livigno e, poco prima di giungervi, troviamo il bivio per il Passo della Forcola: lo imbocchiamo e così vediamo la parte finale della valle di Livigno, molto più verde e meno affollata di case, impianti e negozi. Saliti al Passo della Forcola, troviamo il Rifugio Tridentina e facciamo le foto alla vallata, poi valichiamo e ... sorpresa! Una bella mandria di mucche pascola sulla strada: non senza difficoltà la superiamo e continuiamo la discesa finchè troviamo la dogana svizzera (furbi! Quella italiana è lassù in cima al passo esposta al freddo e al vento, loro invece sono belli comodi 400 metri più in basso ... ). Da qui si può salire al Passo del Bernina, e non ci facciamo scappare l'occasione, anche se ci tocca fare una bella coda perch´ stanno riasfaltando la strada. Una volta ridiscesi, percorriamo la Val Poschiavo che è davvero bella: poco prima del confine, un passaggio a livello chiuso ci permette di fare delle belle foto al Trenino del Bernina che sta passando davanti a noi. A Tirano imbocchiamo la SS38 e andiamo verso casa, ma a Cosio Valtellino ci fremiamo allo spaccio della Galbusera per comprare i biscotti: sigh, è chiuso per il pranzo e riapre solo alle due! Poco male, ci sistemiamo su una panchina del giardino e pranziamo con panini e barrette, e quando riapre entriamo insieme agli altri clienti e facciamo spesa. Dopo di che, si riparte con la Fra alla guida: adesso fa un bel caldo, per fortuna abbiamo l'aria condizionata in auto ... Tutto bene fino a Milano, in tangenziale Est troviamo una bella coda - non si sa perch´ - e arrivati all'uscita di Lambrate scappiamo, per fortuna non ci sono altri intoppi e arriviamo a casa. Uffa, ma perch´ la vacanza è già finita? Alla prossima!